"Niente rimane uguale a prima."
"Peccato."
No non è un peccato, vi spiego.
Ieri è stata una giornata molto particolare, bella e triste nello stesso momento, come lo sono spesso le giornate di fine agosto. Sai che l'estate è finita, senti nell'aria l'odore di settembre.
I temporali estivi ora lasciano sul marciapiede le castagne matte strappate agli ippocastani. I bambini le strisciano sul cemento per aprirle senza pungersi finché il frutto lucido non appare. Sul cammino incontri le strisce di polpa verde che, asciugando, prendono il colore marrone bruciato delle foglie secche.
Tutto mi parla dell'autunno imminente, ma io non riesco ad essere triste per l'estate che se ne va. Giusto un pizzico di malinconia, il leggero rimpianto per le cose che non ho potuto fare, insieme ad una strana eccitazione.
L'autunno è la vera prima stagione dell'anno e io sto per ricominciare.
Gli ultimi sette mesi sono stati per la nostra famiglia una serie interminabile di ostacoli da superare e imprevisti da affrontare. Non ricordo un periodo così lungo di difficoltà una dietro l'altra, eppure siamo ancora qui, ad organizzare interminabili sessioni di giochi da tavolo perché non si può uscire nemmeno stasera. A sorprenderci se prendo le chiavi dell'auto alle dieci di sera per tornare con un chilo di gelato quello buono. A godere delle brioche fresche del mattino prese al bar prima che si alzino i bambini.
Tutto cambia, tranne quella forza incomprensibile che ci tiene insieme.
Le cose belle passano, ma anche quelle brutte.
Ascolto quel rimpianto che ho in fondo al cuore, quello che dice peccato, niente vacanze quest anno, niente mare... e quell'altro ma le mille escursioni dell'estate scorsa? e i viaggi? ricordi a quanti parchi siamo andati? Ma non raccolgo la provocazione, invece guardo le strisce di castagna matta sul selciato.
L'autunno è una bella stagione per le camminate, le terme, le mele caramellate. E poi le nespole, le zucche, il giallo, l'arancione e tutte le sfumature dal verde al marrone. L'uva nei vitigni, i quaderni bianchi nuovi di zecca, l'odore dei libri quando li ricopri col cellophane... l'autunno è ricco. E deve ancora arrivare, è ancora tutto da scrivere. Chissà cosa ci sarà tra le sue pagine.
Oggi è quello che ho.
Una bella famiglia da riunire intorno al tavolo. E il tavolo lo imbandisco con frutta colorata, o giochi bellissimi o libri avventurosi, fiori, candele, monete, fate e pirati.
Quello che è passato, un'estate senza poter fare nulla, pianificazioni ribaltate, ore e ore trascorse tra di noi, è stata la lezione che mi ci voleva. Negli ultimi mesi sono stata così concentrata sull'organizzazione di ogni singola giornata da non aver pianificato l'eventualità di un imprevisto. Cosa succede se tutto, ma proprio tutto non va come ti aspetti?
Niente di grave, alla fine. Sono ancora qui, a fare esattamente quello che facevo prima: cercare di rendere liete le ore che vivo con le persone che amo. E cercare di non soffrire, esattamente quello che fa ogni creatura vivente. Perciò cambia solo l'ambientazione, ma la trama rimane la stessa.
E' un errore dire guarda al futuro.
Nel futuro non puoi fare niente, solo sperare, sognare, immaginare quel che non è ancora. Il futuro è una perdita di tempo. Sopratutto quando si concretizza ed è diverso da come ti aspettavi.
Io dico guarda al presente.
E raccolgo nelle mani tutto quello che ho di bello lasciando scorrere tra le dita le fatiche e i pensieri che non mi danno felicità.
"Peccato."
No non è un peccato, vi spiego.
Ieri è stata una giornata molto particolare, bella e triste nello stesso momento, come lo sono spesso le giornate di fine agosto. Sai che l'estate è finita, senti nell'aria l'odore di settembre.
I temporali estivi ora lasciano sul marciapiede le castagne matte strappate agli ippocastani. I bambini le strisciano sul cemento per aprirle senza pungersi finché il frutto lucido non appare. Sul cammino incontri le strisce di polpa verde che, asciugando, prendono il colore marrone bruciato delle foglie secche.
Tutto mi parla dell'autunno imminente, ma io non riesco ad essere triste per l'estate che se ne va. Giusto un pizzico di malinconia, il leggero rimpianto per le cose che non ho potuto fare, insieme ad una strana eccitazione.
L'autunno è la vera prima stagione dell'anno e io sto per ricominciare.
Gli ultimi sette mesi sono stati per la nostra famiglia una serie interminabile di ostacoli da superare e imprevisti da affrontare. Non ricordo un periodo così lungo di difficoltà una dietro l'altra, eppure siamo ancora qui, ad organizzare interminabili sessioni di giochi da tavolo perché non si può uscire nemmeno stasera. A sorprenderci se prendo le chiavi dell'auto alle dieci di sera per tornare con un chilo di gelato quello buono. A godere delle brioche fresche del mattino prese al bar prima che si alzino i bambini.
Tutto cambia, tranne quella forza incomprensibile che ci tiene insieme.
Le cose belle passano, ma anche quelle brutte.
Ascolto quel rimpianto che ho in fondo al cuore, quello che dice peccato, niente vacanze quest anno, niente mare... e quell'altro ma le mille escursioni dell'estate scorsa? e i viaggi? ricordi a quanti parchi siamo andati? Ma non raccolgo la provocazione, invece guardo le strisce di castagna matta sul selciato.
L'autunno è una bella stagione per le camminate, le terme, le mele caramellate. E poi le nespole, le zucche, il giallo, l'arancione e tutte le sfumature dal verde al marrone. L'uva nei vitigni, i quaderni bianchi nuovi di zecca, l'odore dei libri quando li ricopri col cellophane... l'autunno è ricco. E deve ancora arrivare, è ancora tutto da scrivere. Chissà cosa ci sarà tra le sue pagine.
Oggi è quello che ho.
Una bella famiglia da riunire intorno al tavolo. E il tavolo lo imbandisco con frutta colorata, o giochi bellissimi o libri avventurosi, fiori, candele, monete, fate e pirati.
Quello che è passato, un'estate senza poter fare nulla, pianificazioni ribaltate, ore e ore trascorse tra di noi, è stata la lezione che mi ci voleva. Negli ultimi mesi sono stata così concentrata sull'organizzazione di ogni singola giornata da non aver pianificato l'eventualità di un imprevisto. Cosa succede se tutto, ma proprio tutto non va come ti aspetti?
Niente di grave, alla fine. Sono ancora qui, a fare esattamente quello che facevo prima: cercare di rendere liete le ore che vivo con le persone che amo. E cercare di non soffrire, esattamente quello che fa ogni creatura vivente. Perciò cambia solo l'ambientazione, ma la trama rimane la stessa.
E' un errore dire guarda al futuro.
Nel futuro non puoi fare niente, solo sperare, sognare, immaginare quel che non è ancora. Il futuro è una perdita di tempo. Sopratutto quando si concretizza ed è diverso da come ti aspettavi.
Io dico guarda al presente.
E raccolgo nelle mani tutto quello che ho di bello lasciando scorrere tra le dita le fatiche e i pensieri che non mi danno felicità.
Commenti
Posta un commento