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La Mindfulness spiegata ai bambini

"Ho le orecchie gonfie, puoi smettere di parlare per un secondo?"

Di solito ci si lamenta che i bambini non dicono abbastanza, ma io col mio secondo figlio, ho il problema opposto. Si muove continuamente, dondola, batte i piedi, saltella, e parla parla parla. Di qualsiasi cosa. Senza mai fermarsi. Quando ha finito di parlare del reale, inventa storie o racconta il mondo immaginario che sta creando con Minecraft. A volte esordisce in modo da ottenere la mia massima attenzione, perché sembra qualcosa di estremamente serio, finché non scopro che mi sta parlando di una gara di pesca in un cartone animato.

Dopo mezzora di viaggio da sola con lui, avevo il cervello pieno e le orecchie gonfie, ma questo non giustificava la mia frase. Mi sono scusata con lui per essere stata troppo brusca, mentre la signora parcheggiata nell'auto di fianco continuava a ridere.
Poi ho pensato a "Il Dono del Silenzio", il libro che ho appena terminato di leggere. Mi sto avvicinando alla pratica della mindfulness, per ora limitandomi a qualche lettura introduttiva, ma con l'intenzione di praticare a breve seguendo le indicazioni di un altro libro di Jon Kabat-Zin, lo psicologo che ha introdotto la pratica nella realtà clinica.



Acquisire consapevolezza con la pratica del silenzio, in ascolto del respiro e del corpo per giungere alla calma nel presente, svincolati dai pensieri del passato e dall'ansia per il futuro, è stata per me più che una scoperta: un passo necessario verso la felicità.

La felicità è una scelta e in quanto tale può essere appresa, e insegnata.

Così, prendendo per mano il mio bambino mentre entravamo nel negozio, mi sono chiesta perché quel parlare a raffica, perché quel non fermarsi mai. Eppure mio figlio è in grado di calmarsi e stare fermo, ma certamente non quando gli urlo "Sta calmo!"
Mi sono chiesta quali sono le cose che lo tranquillizzano e la risposta è arrivata appena rientrati a casa, mentre si accoccolava sul divano con uno dei nostri gatti, accarezzandogli lentamente la testa.

In che modo posso aiutarlo a calmare la sua mente e il suo corpo? Forse dovrei dargli la possibilità di esplorare la grande varietà di cose che aiutano le persone a essere più calme, fargli sperimentare più spesso come ci si sente quando si è tranquilli. Permettergli un po' di niente al posto delle innumerevoli attività con cui riempiamo il tempo dei nostri piccoli.

Quando rientro a casa nei giorni feriali, i miei bambini sono già molto stanchi dalle attività scolastiche e dal troppo tempo passato fuori casa. La cosa più comune è che, dopo cena, mi dicano che si annoiano. L'unico tempo che abbiamo da trascorrere insieme li coglie stanchi, nervosi, molto spesso agitatissimi e tra mille potenziali cose che possiamo fare insieme, nulla trova il loro interesse. Sono stanchi per qualsiasi cosa, ma quando propongo loro di stare semplicemente a riposare senza far nulla,  mi rispondono che si annoiano. In questo caso i genitori devono ricordare che silenzio e serenità non sempre coincidono: una persona stanca può avere in testa un milione di pensieri e preoccupazioni e tuttavia restarsene in silenzio. Lo stesso accade ai nostri bambini.

Ho colto un suggerimento in rete per avviare i bambini alla consapevolezza che la nostra mente e il nostro corpo possono essere sovraccarichi di pensieri a stanchezza, ma questo non deve impedirci di trovare il benessere accettando la stanchezza e riconoscendo quando c'è bisogno di fermarsi.
La mindfulness in definitiva è proprio questo: non chiede di svuotare la mente dai pensieri, ma di accettarli senza che questi generino altri pensieri negativi. La pratica della mindfulness non vuole eliminare il dolore o la tristezza, ma raggiungere la consapevolezza che

è naturale provare tristezza e dolore, ma questi sentimenti sono temporanei, legati al momento presente, il quale a sua volta non durerà per sempre.

Da questo punto di vista è una grande opportunità per gestire quei momenti di crisi che tutti i bambini hanno, proprio perché per loro il qui e ora coincide con il per sempre ed ogni sentimento è vissuto con la massima intensità.

Il luogo del silenzio

Nella pedagogia di qualche anno fa si invitavano i genitori a creare nella propria abitazione un "angolo della rabbia" dove il bambino poteva sfogare le sue frustrazioni. Un luogo appartato con fogli colori e un bel cestino della carta straccia dove gettare le arrabbiature. Ho fatto esperimenti a questo proposito. Lo scopo dell'Angolo della Rabbia era far capire al bambino che la rabbia è una emozione lecita, ma che va contenuta e gestita... e questo deve capirlo da solo, in un angolo. Un po' troppo, non vi pare?
Ho capito ben presto che una cosa del genere non serviva a molto e infatti nei pochi giorni della prova, i miei figli si arrabbiavano per finta, al solo scopo di giocare all'Angolo della Rabbia. Invece quando le cose si mettevano davvero male, serviva a ben poco.


Alcuni testi di meditazione, e anche alcuni specifici di mindfulness, invitano invece ad un Luogo di Pace dove poter stare in silenzio, in attesa di riuscire ad accettare le emozioni che altrimenti prendono il sopravvento e ci inducono a risposte automatiche inappropriate.
Il luogo di pace e silenzio è in casa e tutti gli abitanti devono conoscerlo e rispettarlo. Deve essere un angolo comodo e confortevole, con un cuscino o una sedia per sedersi in silenzio e magari anche una campanella per invitare tutti a rispettarlo.
Come sarebbe bello se un bambino, in preda ad inenarrabili emozioni che ne turbano il piccolo cuore, sapesse di poter contare sul rispetto e la solidarietà dei familiari quando, sedendosi in attesa della calma, sua madre o suo padre si siedono accanto a lui, senza parlare né giudicare né interrogare, ma solo condividendo quel momento.

L'angolo della quiete può essere utilizzato anche per avviare alla meditazione i bambini. Non è facile, proprio perché sono bambini, non accetteranno di stare fermi a lungo, ma ho sperimentato con successo che certe pratiche come lo yoga li entusiasmano particolarmente , che accolgono molto più spontaneamente di noi il benessere che deriva da queste attività.
L'ascolto del respiro o la visualizzazione dei pensieri che spariscono sono semplici tecniche che possono essere utilizzate insieme ai propri figli per fare una prima pratica di meditazione e acquisire così dei preziosi strumenti per gestire l'ansia e rimanere focalizzati (nei Riferimenti ho messo alcuni link per approfondire).

Consapevolezza

Conoscersi, accettarsi, perdonarsi. Se sono parole difficili da mettere in pratica per un adulto, immaginiamo come potremmo mai spiegarlo ad un bambino.
Tuttavia imparare a conoscere e successivamente accettare i turbamenti e le necessità che abbiamo è il primo passo verso la serenità, perché non dovremo più combattere contro l'istinto o le emozioni che non ci piacciono, ma accettarle per il breve tempo in cui le trasformeremo in emozioni più accettabili.

Il più delle volte i bambini sono rabbiosi, irritanti od annoiati perché non sono in grado di identificare bene quello di cui hanno bisogno. In rete ho trovato uno stampabile che ho tradotto dall'inglese e che può aiutare i miei bambini in questa ricerca.

"E' stata una giornata impegnativa, cosa vi dicono corpo e testa? Di cosa avete bisogno?"

Prendersi il tempo per ascoltare i propri bisogni farà bene anche agli adulti, aiuterà tutti ad essere più calmi, concentrati e positivi quando gli eventi tendono a sopraffarci.

Invece di proporre riposo o soluzioni preconfezionate, in tutti quei momenti in cui i bambini sembrano esausti, annoiati o sovra-stimolati, invitiamoli ad osservarsi più profondamente:

  • Considerare le possibilità per stare meglio, utilizzando ad esempio una lista come quella sopra
  • Parlare della calma, spiegare ai bambini in che modo gli adulti agiscono per calmarsi (come ad esempio riposare, leggere, stare nella natura, stare con gli amici, meditare...)
  • Praticare il Tempo Vuoto. Permettere ai bambini di non fare niente, invece di suggerire sempre nuove attività una dietro l'altra.
  • Valutare, ovvero stimolare il bambino ad osservare come determinate pratiche (o non pratiche) influenzano positivamente l'umore e il corpo (accarezzare un gattino, riposare sull'erba, ...)
Qualche giorno fa, di rientro da un affollato centro commerciale, ci siamo fermati in una piadineria attrezzata per i bambini. Dopo aver mangiato e giocato solo pochi minuti sui gonfiabili, mia figlia - stanchissima - si è stesa alla luce del tramonto, gli occhi semichiusi e un bel sorriso sereno. Non le serviva altro.

 

Riferimenti:

Teaching kids be mindful about their needs

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