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#8marzo

Nei primi giorni di marzo faccio ogni anno il punto su dove sono arrivata, come donna e come persona. E ogni anno scopro di non essere nel posto che volevo.
Questo mondo non è per le brave persone. Le brave persone a questo mondo non ottengono nulla, ma io non ce la faccio ad essere diversa. Da quando sono madre, non riesco ad essere disonesta, furbetta o egoista, anche fosse solo per render pan per focaccia a chi lo merita. Penso sempre all'esempio che sto dando ai miei bambini.
Questo mondo non è per le madri, che a rincorrere i diritti di lavoro e autonomia hanno solo ottenuto tanto lavoro in più e una schiavitù dai doveri familiari che fingono di non vedere. 
Ci mostriamo bravissime ad organizzare tutto - casa, marito, figli - ma quella non è libertà. Libertà è un marito che sa dove sono i suoi calzini, li mette a posto da solo e  magari li lava con tutto il resto quando trova il cesto pieno. Che quando ti lamenti perché non trovi il tempo di pulire una casa che fa schifo, si alza e pulisce lui, invece di "comprenderti" e perdonarti. E sopratutto non chiede di essere ringraziato per quello che fa.
Le pari opportunità nascono dai pari doveri in casa, doveri che divengono condivisione, se finalmente entrambi ci si allontana dai ruoli tradizionali.


La parità è non sentirsi chiedere come fai a conciliare casa a famiglia. Alzi la mano l'uomo che ad un colloquio di lavoro o candidato ad una promozione si è sentito chiedere se i suoi figli non saranno un ostacolo per il lavoro. Quei figli che ami tanto, per i quali cerchi un lavoro migliore, diventano la scusa per il rifiuto di un posto o il ricatto per il demansionamento.
E quando il lavoro lo hai, correre come una trottola dalle prime luci del mattino fino a sera per la scuola, il lavoro, la spesa, la casa, le attività extrascolastiche e magari anche i genitori anziani. Infine ricavare qualche quarto d'ora di riposo mentre aspetti che il bambino esca dalla piscina o in coda dal medico e intanto pensare a quell'uomo che hai sposato che al ritorno dal lavoro si siede sul divano a riposare, perché lui ha lavorato. Mentre tu, rientrata dalla spesa dopo il lavoro retribuito, sei a sfacchinare sui fornelli implorando che qualcuno - madre di dio! - almeno apparecchi, mentre sogni quei pochi giorni di vacanza all'anno in cui un cameriere pagato da te ti metterà davanti un piatto che non dovrai lavare. E solo quello, perché il resto continuerà a pesare su di te.


Ci hanno venduto le pari opportunità , amiche mie, ma è una grande, enorme, gigantesca presa per il culo.
In questo momento essere una madre che lavora è la vita più faticosa che può capitarvi. 
Famiglia e lavoro non sono compatibili con la vostra felicità. Sarete perseguitate dal senso di colpa nell'uno e nell'altro posto, niente sarà come vi aspettate, e se siete convinte di potervi organizzare, di certo ce la farete, ma vi costerà tutto il vostro tempo, le vostre passioni e la vostra salute.
E non potrete tornare indietro. Mai. Perché l'amore per i vostri figli sarà così grande e dilaniante che accetterete qualsiasi sacrificio o compromesso per farli stare bene. Fino anche, per qualcuna, una relazione infelice o tragica. E ogni cambiamento che potrà farvi stare meglio sarà misurato e valutato dall'impatto che potrà avere su di loro. Questa preoccupazione costante morirà con voi.
Io vi ho avvisato. Il mio unico consiglio: seguite le vostre ambizioni, la vita che desiderate e non quella che vi hanno insegnato a desiderare.

Per maggiori informazioni sullo sciopero dell'8 marzo consultate il blog Non una di meno

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