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Urlo di mamma - Parte 4: azione e reazione

Il Terzo principio della Dinamica, o Principio di Azione e Reazione, afferma che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria (1)



So benissimo che un capriccio o una sgridata di un essere senziente non possono essere paragonati a due masse inerti che si urtano, ma anche nelle relazioni umane la mia esperienza è che ad ogni azione corrisponde una reazione di uguale intensità e verso contrario.
A volte, quando mi sveglio della buona, mi vengono atti di gentilezza a casaccio. Mai provato? Generano buonumore e gentilezza anche in chi li riceve. Cose piccole, tipo lasciare attraversare il tizio della bottiglieria pieno di casse anche se è fuori dalle strisce e devo andare al lavoro. Sorpresa e sorrisi "a gratis". E potete scommetterci che il tizio a sua volta oggi farà una cortesia a qualcun altro.



Lo stesso purtroppo accade anche con gli attacchi di rabbia, la maleducazione e la scortesia. E come ragionavo nel mio primo post, se riesco ad essere gentile con perfetti sconosciuti, dovrei sforzarmi di esserlo ancora di più con le persone amate. Perché mi riesce più difficile? Atti di gentilezza a casaccio dovrei farne a bizzeffe anche coi miei figli.
Credo che sia perché mi aspetto da loro di essere amata incondizionatamente. Non posso scontare nulla al mio compagno e ai miei figli, perché loro devono amarmi, devono essermi grati, me lo merito, me lo devono!
Quando si rivolgono a me desidero gentilezza e rispetto, perché io per loro faccio tutto, ma proprio tutto. Mi aspetto che ogni sforzo per farli vivere meglio sia riconosciuto, un ragionamento che posso riservare agli adulti, ma come pretenderlo dai bambini? E a pensarci bene, mica li ho messi al mondo per avere qualcosa in cambio... sono passati da un pezzo i tempi in cui si facevano braccia per i campi. Vallo a spiegare al mio cervello!
E il segreto è proprio fare del bene senza aspettarsi nulla in cambio e, come dice Henderson, il vero significato della vita è piantare alberi anche se non riusciremo a sederci sotto la loro ombra (2). molto difficile davvero.



Forse dunque la cosa più semplice per portare avanti sane relazioni è non cedere al principio di azione e reazione. Forse è solo una questione di comunicazione e quando mio figlio mi dice di no, non dovrei interpretarlo come un no e basta, forse me lo dice seccamente perché io l'ho chiesto bruscamente.

Nelle mille pagine che dissertano sulle relazioni positive, non si manca mai di focalizzare sul concetto di azione e reazioni. Mi è stato fatto notare moltissime volte che di fronte ad una difficoltà reagisco immediatamente, quello che dovrei fare invece è rispondere ponderatamente.
Quando i tuoi figli hanno una crisi, ricorda sempre che è la loro crisi, non la tua. Respira profondamente. Calmati. E usa voce quieta e mani gentili per guidare i tuoi piccoli attraverso la loro crisi. Questo significa vivere quello che vuoi che loro imparino. - L.R.Knost
Quindi se vogliamo vivere una relazione positiva coi nostri figli, è importante imparare a rispondere, invece che reagire.

Reagire significa che opponiamo alla crisi piena di emotività dei nostri figli un comportamento carico della nostra emotività. Se loro stanno gridando, noi entriamo nella loro lite gridando. Ci sarà poi davvero difficile calmare il flusso di emozioni che sta salendo.

Rispondere d'altra parte permette al bambino di esprimere la totalità delle sue emozioni senza critica, vergogna o colpa. Se un bambino è arrabbiato perché deve fare qualcosa che non trova divertente, bisogna lasciarlo a sperimentare questa frustrazione, esprimendo empatia e compassione ("so cosa provi"), ma non si deve cambiare idea o cercare una soluzione.
Lo so, in teoria sembra facile, ma alla lunga si evitano i figli despoti.

Invece di:
- Finiscila! Smetti di piangere!
- Se non la smettete di picchiarvi torniamo a casa!
- Cosa? Di nuovo il succo per terra?
- La vita non è un gioco, abituati.
- Quante volte devo dirti di dare da mangiare al gatto?
- Ancora una C? Cos'hai che non va?
- Non urlare con me, ragazza!
- Non ne posso più di te...

Meglio:
- Mi sembri giù, vuoi una coccola?
- Adesso mi fermo, quando ci sarà silenzio ricomincio a guidare.
- Ops, prendiamo uno straccio che dai una pulita?
- Mi sembra che non ti piaccia la mia decisione.
- Mi sembra che ci si dimentica sempre del gatto... vogliamo cercare insieme un modo per ricordartelo ogni mattina?
- Forse non ti piace molto la matematica, posso fare qualcosa per aiutarti?
- Per favore, usa una voce più calma quando devi chiedermi qualcosa.
- Sono un po' nervosa in questo momento, vado a fare una camminata per calmarmi.


Un metodo interessante per agire invece di reagire alle crisi dei bambini è quello che viene chiamato ACT don't REact e cercherò di riassumerlo dalla fonte in lingua inglese:

Acknowledge - Conoscenza
Mettersi al loro livello sedendosi o scendendo fino a poter parlare faccia a faccia e con gentilezza chieder loro come si sentono, cosa c'è che non va. Con i bambini più piccoli occorre suggerire il nome delle emozioni
Ascoltare la risposta "empatizzando" con loro. Usare parole del tipo "questa è dura", "questo è fastidioso", "questo è triste" o "so come ti senti", "è successo anche a me".
Entrare in contatto con le emozioni del bambino gli permette di gestirle e, nel tempo, avere relazioni e comportamenti sociali migliori. Inoltre il bambino si sentirà al sicuro e non avrà paura di parlare delle sue emozioni in futuro.

Connect - Connessione
Dopo aver compreso i loro sentimenti, è necessario connettersi a loro fisicamente. I bambini sono molto fisici e hanno bisogno di sentirci vicini davvero.
La chiave è mostrare loro che li accettiamo anche con i loro enormi sentimenti, non abbiamo bisogno di accettare i loro comportamenti, ma dobbiamo accettarli con le loro emozioni.
Gli abbracci sono potenti, delle vere armi contro lo stress. Specialmente gli abbracci della mamma.

Teach - Insegnamento
La parola disciplina deriva dal latino e significa insegnamento. Per fare in modo che un bambino cambi il suo comportamento occorre presentarglielo in un mode tale che lui desideri cambiarlo.
La negoziazione e il ragionamento danno la possibilità di trovare un compromesso mentre si segnano dei limiti e quindi insegnare e fortificare. E' efficace nel momento e diventa strumento di crescita nel tempo.
Se questo non funziona, si può insegnare prendendo tempo. Se il bambino diventa violento o ha comportamenti asociali, o se è troppo piccolo per gestire una negoziazione, si può prendere del tempo insieme, fare un break, allontanarsi dalla zona di crisi e aspettare insieme fintanto che tutti non ci si sente meglio.



(1) In base a questo principio, se un corpo A applica una forza FAB su un corpo B, allora il corpo B applica una forza FBA uguale in modulo e direzione, ma opposta in verso:
FAB = -FBA
Il terzo principio attesta che non esistono forze singole, ma solo coppie di forze, agenti però su corpi diversi e pertanto catalogabili come interazioni reciproche.

(2) The true meaning of life is to plant trees, under whose shade you do not expect to sit. (Nelson Henderson)

Riferimenti:
100 ways to be kind t your child
Positive discipline
Focus on relationship
Nature & Thrive

Altri post su questo argomento:
Parte 1: ama e sii gentile
Parte 2: mantieni la calma
Parte 3: i bambini non sono il problema



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