Quando ho capito di essere una Angry Mom, ho subito cercato di identificare le cause del mio continuo urlare e, come è naturale, le mie giustificazioni cominciavano tutte con "perché i bambini...", ma a pensarci bene, riflettendo sulle parole che uso, i bambini non possono essere il vero problema.
E questo semplicemente perché sono le persone che più amo al mondo.
Qual'è il vero problema dunque?
Ovunque in rete e in libreria si trovano opere di pedagoghi e psicologi che ci convincono che urlare è sbagliato, sgridare in propri figli continuamente è deleterio, arrabbiarsi è controproducente all'educazione e l'unica cosa che si ottiene è un enorme senso di colpa. Qualsiasi genitore assennato non può che concordare con tutte queste argomentazioni, ne sono convinta.
Urlare non serve a nulla.
Allora perché ci casco sempre? Cosa mi succede quando grido? Quali sono gli altri miei sentimenti oltre la rabbia che esterno con rimproveri ed urla?
Stanchezza
Innanzitutto, sono esausta. Consumata dal pensiero di essere una madre perfetta. Stanca di fare tutto, di incastrare in una sola giornata tutti gli impegni necessari per tenere a bada casa, figli e lavoro. Il multitasking è una bella parola, ma quando si mette in pratica, si finisce per essere sopraffatti. Come si può mantenere la calma dopo una giornata passata a prendere decisioni in un ufficio con altre nove persone, mentre si cucina la cena con la figlia grande che pretende di mangiare subito, il piccolo che fa i capricci per giocare col tuo telefonino e tu che cerchi di spiegargli che aspetti una chiamata dal tuo compagno perché non sai quando tornerà a casa?
Quando si è stanchi, si perde la pazienza e si risponde a tutto urlando: me ne accorgo ora, che con l'indipendenza dal pannolino notturno, dopo dieci anni di sonno interrotto finalmente riesco a dormire per più di tre ore di fila. Ebbene, mi alzo ancora più stanca, tuttavia mi arrabbio molto meno di prima e anche mettere insieme due o tre cose per volta risulta più semplice. Finalmente il mio corpo ha capito che non devo svegliarmi per forza e comincia a reclamare le otto-nove ore di sonno che mi servono per stare bene.
Confusione
Quando ho cominciato ad interessarmi a questi argomenti ero molto confusa sulla linea da seguire. Da un lato trovavo libri e materiale che inneggiavano alla necessità di una maggiore durezza coi figli, disciplina e autorità per definire paletti che i bambini non devono oltrepassare, rispetto ed obbedienza. Dall'altro la linea morbida e amorevole del gentle parenting, il dialogo, la condivisione delle decisioni, la libera espressione del bambino. Ero confusa. Certo che volevo che crescessero armonicamente, senza frenare la loro personalità, ma quando litigano? Quando fanno del male a qualcuno o a loro stessi? Allora le teorie gentili cadono e nella confusione si sgrida, si rimprovera e si urla.
Solitudine
Per molti anni sono stata una madre sola. Uscita da una separazione dolorosa, con un nuovo compagno che lavorava molto lontano da casa, avevo l'intero carico d'accudimento dei figli e nel contempo lavoravo a tempo pieno. Spesso mi sentivo come una specie di eroina romantica che deve cavarsela da sola contro il mondo. Il mio partner rientrava solo nel fine settimana, negli altri giorni mi sentivo così sola che diventava frustrante affrontare tutti i problemi contando solo sulle mie forze. Mi sentivo particolarmente sfortunata, la vita delle altre mamme solo apparentemente più semplice della mia mi rendeva invidiosa, l'invidia fomentava la rabbia.
Ci sono molte famiglie in questa situazione, dove l'aiuto paterno non può che limitarsi ad una telefonata o una chat. In questo caso l'aiuto dei familiari e degli amici che abitano vicini è fondamentale: per molti anni ho potuto contare sull'aiuto e il supporto dei miei genitori e mi ritengo davvero fortunata.
Impotenza
E comunque, anche quando la giornata è idilliaca e non è accaduto nulla di quanto sopra. Quando non lavoro più del necessario, l'organizzazione funziona alla perfezione, dormo le mie belle otto ore e mi sveglio come Cenerentola con gli uccellini, anche nelle migliore delle giornate può accadere che i miei figli strillino o si azzuffino senza alcun motivo. Semplicemente qualcuno comincia a piangere con l'altro che si spertica in giustificazioni e cronache di quanto accaduto, mentre l'amore indiscusso per entrambi mi impedisce di trovare il responsabile o comunque scegliere una strategia per superare la crisi.
Quelli sono i veri momenti in cui davvero non so cosa fare.
Ultimamente ho trovato una formula, basata sulla non interferenza nelle discussioni dei bambini, che mi pare funzionare, ma sto ancora tenendo incrociate le dita. Dico ad entrambi che ho capito qual'è il problema, ma non posso fare da giudice, perché non sono testimone dell'evento e quindi rischierei di dare ragione a chi invece ha torto. Per non rischiare di essere ingiusta, li esorto a parlare tra loro di quanto è accaduto e trovare una soluzione. Che non deve essere capire chi ha torto o chi ha ragione, ma trovare un modo per ricominciare tutto da capo senza litigare. Di solito funziona.
Ogni madre ha probabilmente mille altre ragioni per cui sgrida continuamente i suoi figli, documentandomi in rete ho trovato moltissime risorse che parlano delle Angry Mom e tutte siamo accomunate dal senso di colpa che chiude le nostre feroci sgridate.
Ogni volta che cerchiamo di consolare il pianto disperato del nostro bambino dopo che lo abbiamo duramente sgridato ci sentiamo così. Eppure quando mi fermo, quando decido di non lasciarmi sopraffare dalla confusione e dal rumore e semplicemente ascolto le sue parole senza pensare ai piatti da lavare o alla borsa da preparare, sento che non sto affatto perdendo tempo.
Mi rendo conto che sto facendo la cosa più dolce e rilassante che una madre può fare: ascoltare i suoi figli.
Anche se mi stanno raccontando una assurda storia di lumache sul dorso di tartarughe.
Lenti a contatto.
Perché non fa ridere?
Riferimenti:
The strangest reason I yell at my kids
Altri post su questo argomento:
Parte 1: ama e sii gentile
Parte 2: mantieni la calma
E questo semplicemente perché sono le persone che più amo al mondo.
Qual'è il vero problema dunque?
Ovunque in rete e in libreria si trovano opere di pedagoghi e psicologi che ci convincono che urlare è sbagliato, sgridare in propri figli continuamente è deleterio, arrabbiarsi è controproducente all'educazione e l'unica cosa che si ottiene è un enorme senso di colpa. Qualsiasi genitore assennato non può che concordare con tutte queste argomentazioni, ne sono convinta.
Urlare non serve a nulla.
Allora perché ci casco sempre? Cosa mi succede quando grido? Quali sono gli altri miei sentimenti oltre la rabbia che esterno con rimproveri ed urla?
Stanchezza
Innanzitutto, sono esausta. Consumata dal pensiero di essere una madre perfetta. Stanca di fare tutto, di incastrare in una sola giornata tutti gli impegni necessari per tenere a bada casa, figli e lavoro. Il multitasking è una bella parola, ma quando si mette in pratica, si finisce per essere sopraffatti. Come si può mantenere la calma dopo una giornata passata a prendere decisioni in un ufficio con altre nove persone, mentre si cucina la cena con la figlia grande che pretende di mangiare subito, il piccolo che fa i capricci per giocare col tuo telefonino e tu che cerchi di spiegargli che aspetti una chiamata dal tuo compagno perché non sai quando tornerà a casa?
Quando si è stanchi, si perde la pazienza e si risponde a tutto urlando: me ne accorgo ora, che con l'indipendenza dal pannolino notturno, dopo dieci anni di sonno interrotto finalmente riesco a dormire per più di tre ore di fila. Ebbene, mi alzo ancora più stanca, tuttavia mi arrabbio molto meno di prima e anche mettere insieme due o tre cose per volta risulta più semplice. Finalmente il mio corpo ha capito che non devo svegliarmi per forza e comincia a reclamare le otto-nove ore di sonno che mi servono per stare bene.
Confusione
Quando ho cominciato ad interessarmi a questi argomenti ero molto confusa sulla linea da seguire. Da un lato trovavo libri e materiale che inneggiavano alla necessità di una maggiore durezza coi figli, disciplina e autorità per definire paletti che i bambini non devono oltrepassare, rispetto ed obbedienza. Dall'altro la linea morbida e amorevole del gentle parenting, il dialogo, la condivisione delle decisioni, la libera espressione del bambino. Ero confusa. Certo che volevo che crescessero armonicamente, senza frenare la loro personalità, ma quando litigano? Quando fanno del male a qualcuno o a loro stessi? Allora le teorie gentili cadono e nella confusione si sgrida, si rimprovera e si urla.
Solitudine
Per molti anni sono stata una madre sola. Uscita da una separazione dolorosa, con un nuovo compagno che lavorava molto lontano da casa, avevo l'intero carico d'accudimento dei figli e nel contempo lavoravo a tempo pieno. Spesso mi sentivo come una specie di eroina romantica che deve cavarsela da sola contro il mondo. Il mio partner rientrava solo nel fine settimana, negli altri giorni mi sentivo così sola che diventava frustrante affrontare tutti i problemi contando solo sulle mie forze. Mi sentivo particolarmente sfortunata, la vita delle altre mamme solo apparentemente più semplice della mia mi rendeva invidiosa, l'invidia fomentava la rabbia.
Ci sono molte famiglie in questa situazione, dove l'aiuto paterno non può che limitarsi ad una telefonata o una chat. In questo caso l'aiuto dei familiari e degli amici che abitano vicini è fondamentale: per molti anni ho potuto contare sull'aiuto e il supporto dei miei genitori e mi ritengo davvero fortunata.
Impotenza
E comunque, anche quando la giornata è idilliaca e non è accaduto nulla di quanto sopra. Quando non lavoro più del necessario, l'organizzazione funziona alla perfezione, dormo le mie belle otto ore e mi sveglio come Cenerentola con gli uccellini, anche nelle migliore delle giornate può accadere che i miei figli strillino o si azzuffino senza alcun motivo. Semplicemente qualcuno comincia a piangere con l'altro che si spertica in giustificazioni e cronache di quanto accaduto, mentre l'amore indiscusso per entrambi mi impedisce di trovare il responsabile o comunque scegliere una strategia per superare la crisi.
Quelli sono i veri momenti in cui davvero non so cosa fare.
Ultimamente ho trovato una formula, basata sulla non interferenza nelle discussioni dei bambini, che mi pare funzionare, ma sto ancora tenendo incrociate le dita. Dico ad entrambi che ho capito qual'è il problema, ma non posso fare da giudice, perché non sono testimone dell'evento e quindi rischierei di dare ragione a chi invece ha torto. Per non rischiare di essere ingiusta, li esorto a parlare tra loro di quanto è accaduto e trovare una soluzione. Che non deve essere capire chi ha torto o chi ha ragione, ma trovare un modo per ricominciare tutto da capo senza litigare. Di solito funziona.
Ogni madre ha probabilmente mille altre ragioni per cui sgrida continuamente i suoi figli, documentandomi in rete ho trovato moltissime risorse che parlano delle Angry Mom e tutte siamo accomunate dal senso di colpa che chiude le nostre feroci sgridate.
- Perché sappiamo di non aver risolto il problema, e che si ripeterà di nuovo.
- Per aver dato una pessima immagine di noi ai figli e al partner.
- Per non aver goduto appieno del breve tempo che possiamo trascorrere con le persone che amiamo.
- Ed infine, perché la rabbia ci fa sentire delle cattive madri.
Ogni volta che cerchiamo di consolare il pianto disperato del nostro bambino dopo che lo abbiamo duramente sgridato ci sentiamo così. Eppure quando mi fermo, quando decido di non lasciarmi sopraffare dalla confusione e dal rumore e semplicemente ascolto le sue parole senza pensare ai piatti da lavare o alla borsa da preparare, sento che non sto affatto perdendo tempo.
Mi rendo conto che sto facendo la cosa più dolce e rilassante che una madre può fare: ascoltare i suoi figli.
Anche se mi stanno raccontando una assurda storia di lumache sul dorso di tartarughe.
Lenti a contatto.
Perché non fa ridere?
Riferimenti:
The strangest reason I yell at my kids
Altri post su questo argomento:
Parte 1: ama e sii gentile
Parte 2: mantieni la calma
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