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Space clearing – 2. Definire le zone

Da che parte cominciare con il mio progetto di space clearing casalingo? Il mio obbiettivo era di cambiare l’intera casa quindi era necessario un piano. Come ho detto nel post precedente,  il metodo Konmari non era applicabile: la mia abitazione comprende due piani, garage e soffitta, perciò avrei reso la vita impossibile per giorni e giorni ai miei figli e al mio compagno che nel frattempo si era trasferito da noi. Non si deve dimenticare che la collaborazione al progetto da parte dei familiari è fondamentale.
Un effetto collaterale che ho sperimentato è che una volta iniziato lo space clearing, i coinquilini si rendono conto di due cose: come il declutter vi renda più rilassati e come loro stessi si sentano meglio in un ambiente liberato dal superfluo. Ogni persona ha piacere di abitare con gente rilassata e serena, e il piacere di ritrovare facilmente le proprie cose o avere un bell'ambiente intorno è innegabile: dopo un paio di interventi i familiari diventano subito collaborativi o, come mi piace dire, complici nella missione.

Tornando al piano, mi procurai un porta listini dove raccogliere i miei progressi, le annotazioni, eventuali articoli interessanti e per diversi giorni lo portai con me, in ufficio, in palestra, al parco, nelle sale d’aspetto dove il tempo sprecato abbonda. Avevo trovato un'idea simile consultando l'e-book allegato a Space Clearing di Lucia Larese e cercai di adattare la strategia suggerita dall'autrice al mio caso specifico. Personalizzando il piano d'azione mi sentivo parte attiva del processo decisionale e indirettamente ha reso molto più piacevole la realizzazione del progetto.
Non mi gettai subito a capofitto nel riordino, immaginai prima un percorso ideale, un piano per procedere senza interruzioni e che soprattutto fosse fattibile. Ogni volta che mi veniva in mente qualcosa di utile, lo annotavo e lo raccoglievo nel porta listini.

Stabilire obiettivi raggiungibili
Immaginai di essere un ospite in casa mia. Entrando dalla porta e osservando prima superficialmente, poi meticolosamente, ogni zona percorsa in un’ipotetica visita, mi resi conto che l’impressione era di trascuratezza, ancor prima che di disordine. Un ospite non prova il disagio del disordine, non si trova nell'eventualità di dover cercare qualcosa, ma percepisce la trascuratezza di una casa dove la collocazione degli oggetti è data dal caso e dalla fretta.
Così disegnai una piantina dove numerai ogni zona secondo il percorso fatto, con particolare attenzione a quelle parti della casa che mi sembravano, con questi nuovi occhi di ospite, maggiormente abbandonate. Considerai ogni angolo, anche quelli a cui ero così abituata da non vederli più.

Definii le zone da riordinare del piano giorno:

Ingresso: 1) Armadio, 2) Attaccapanni e mobiletto svuota-tasche, 3) Altro mobiletto di servizio
Cucina: 4) Tavolo, 5) Angolo lavello, 6) Piano di lavoro
Sala: 7) Angolo riviste, 8) Sottoscala, 9) Angolo TV, 10) Libreria
Bagno: 11) Zona doccia, 12) Mobile bagno
Studio: 13) Mobile chiuso e libreria, 14) Tavolo da modellismo, 15) Scrivania PC, 16) Libreria dei giochi 

Successivamente compilai un foglio analogo per il piano notte. Avevo suddiviso ogni stanza in diverse sotto-zone per ognuna delle quali avrei impiegato da una a tre ore di lavoro, questo perché volevo mantenere una certa costanza quotidiana lasciando libero il fine settimana per le attività di svago con la famiglia. Se questo progetto non avesse compromesso le attività familiari, sicuramente avrei avuto maggiori probabilità di portarlo a termine: ero perfettamente consapevole della mole di lavoro che mi aspettava e non volevo pesare sugli altri, ma scoprii ben presto che avrei avuto molto aiuto, inaspettato e duraturo.



Nel prossimo post spiegherò le fasi di riordino e le strategie che ho escogitato per un declutter efficace e senza stress.

Altri post su questo argomento:
1. La motivazione
3. Le quattro fasi
4. La mia teoria del bello
5. Prima e Dopo
6. Un caso d'uso
7. Lavori in corso

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