Il mio borsone aziendale grigio con il logo arancione brillante è quello dei piccoli viaggi.
Da quando è nata Pallina è l'unica valigia che mi son trovata a riempire e svuotare, di solito a cadenza mensile, per il week-end dalla nonna bionda.
la nonna bionda non mi ha mai apprezzata, e nemmeno accettata, credo. Di me gradiva solo i miseri tentativi di imitazione, la gratificazione che riceveva nel sapere che provavo le sue ricette, che imitavo i suoi pallidi tentativi di massaia perfetta, che mi adeguavo alla triste mentalità di moglie tranquilla e casalinga disperata. Una moglie che accetta la calma serena del marito che non chiede e che non dà, che non critica un piatto insipido e non elogia l'insuperabile gourmet, l'eminenza grigia che poiché non parla sarebbe il compagno ideale, sopratutto in virtù della sua predilezione per il lavaggio delle stoviglie del pasto serale, accompagnato dal carosello politico dei talk show dove niente sembra buono e bello e la vita è un'ingiusta schifezza.
Venerdì scorso un'inderogabile impegno serale mi ha costretta a lasciare i piccoli dalla nonna-ansia dove li avrei raggiunti a notte fonda, dopo il party della convention aziendale. Un Evento, per me che da oltre quattro anni non sto sveglia oltre le 22 se non per asciugare nasini o raccogliere pozze di vomito dal parquet. Sì perché quel mio vecchio marito ritiene Rimini e circondario un luogo di perdizione assoluto e tutti i loro abitanti romagnoli superficiali votati solo al piacere effimero (e quale altro tipo di piacere potrebbe esserci, perdio? O voi che vivete fra il Reno e il Conca sappiate che siete il Diavolo! )
Per farla breve venerdì sera, dopo una decina d'anni che non bazzicavo Viale Ceccarini, mi sono ritrovata a preparare il borsone Passepartout per i miei bimbi, affinché poche ore dopo potessi divertirmi al Palacongressi, a due passi da quello che il mio compagno ritiene luogo di rovina, dissolutezza e perdizione. E nel farlo mi sono accorta che conteneva ancora gli effetti dell'ultimo viaggio dalla nonna bionda.
Fino ad allora era rimasto congelato dall'ultimo fine settimana nelle Marche. Confesso che per me è stato più semplice riporre la fede nel portagioie che svuotare quella borsa, perché si è trattato di un terribile week-end in cui è cresciuta in me la consapevolezza che mi trovavo in un luogo dello spazio-tempo dove non volevo essere e dove non capivo come ero finita. Anni trascorsi a fianco di una persona che è cambiata in un'altra direzione dalla mia, spiraleggiando intorno al proprio ombelico. Ho capito che mi ero arroccata fra lui e i miei figli, con la pretesa che la famiglia, intesa come io, lui e loro, fosse più importante della mia felicità e dei miei desideri. In quei pochi due giorni mi resi conto tristemente che non può essere così, che non puoi raccontare ai tuoi figli una certa cosa sull'amore e vivere una realtà opposta, che la vita senza amore è sopravvivenza, nè più ne meno che la vita senza cibo o senza tetto.
E che la famiglia è un'espressione diversa da mamma+babbo+figli.
Ciao sono Alberto Maggiolo, da quanto tempo non ci sentiamo!!
RispondiEliminaOrmai sono padre da quasi un anno, il piccolo Gabriele mi da tanta gioia (anche se condivido al 90% il testo sopra), vorrei mandarti qualche immagine del piccolo.
scrivetemi alla mia mail ufficiale che vi giro un aggiornamento di foto (versione superlight...)
alberto.maggiolo@eraambiente.it
Spero i piccoli Laura e Jacopo (dimmi che ricordo giusti i nomi) stiano bene...
e anche il grande Giorgio, che penso ti sia di grande aiuto (almeno a confortevoli parole)
Auguri di Buona Pasqua da Alberto