Questa mattina la nebbia avvolgeva le colline del Montefeltro. Qualche ora dopo il sole pallido illuminava il giallo e verde degli ippocastani che risaltava contro il bianco del cielo. Un clima perfetto per questa giornata di festa che mi porta sempre alla mente piacevoli ricordi.
Mentre Pallina giocava alla mamma trascinando per casa la sua bambola riempendola di baci e coccole, il cannone sparava il saluto ai nuovi Capitani e io rammentavo la mia lunga infanzia prima dell'università e di Bologna.
In questi giorni l'orario scolastico era ormai quello definitivo, con lo studio si cominciava a fare sul serio e questa giornata di vacanza era davvero importante per noi ragazzi.
Al mattino ci si recava a vedere il corteo e nelle vie di Città si incontravano amici e conoscenti, mentre adesso in tv vedo solo turisti divertiti per quello che considerano uno spettacolo pittoresco.
Al pomeriggio la mamma convinceva sempre il papà che occorreva qualcosa per l'inverno e si andava tutti insieme a far compere nel centro di Rimini. Senza la folla del sabato sembrava avere l'intera città a nostra disposizione. Trascorrere l'intera giornata insieme dava alla festa un senso speciale e non era come il Natale o un'altra ricorrenza. Le festività sammarinesi, a noi bambine, sembravano qualcosa di speciale, fatto solo per noi, mentre il resto del mondo, che è davvero così vicino, continuava a lavorare e andare a scuola.
Il giorno seguente tutto tornava come prima, si rientrava a scuola e si aspettava l'arrivo del freddo, ma restava un buon sapore come di nespole e un profumo di foglie e nebbia.
Questo è quello che scrivevo ieri, in un impeto poetico generato dall'ascolto ripetuto dell'inno nazionale su sanmarinortv.
Poi Pallina ha deciso che era stanca di starsene in casa, malgrado tosse e raffreddore preferiva senz'altro uscire e me lo dimostrava addentando la mia copia di Mente&Cervello che, diciamocelo, non ha proprio un prezzo popolare.
Mentre cercavo di estrarre dalle mandibole della mia piccola i boli di carta patinata, riflettevo sul fatto che era pur sempre un giorno di festa e mi sarebbe piaciuto, per una volta, vestirmi un po' più decente. I simpatici signori che ogni giorno mi salutano dal muretto della Porta del Paese avrebbero sicuramente sfoggiato, se non giacca e cravatta, almeno il loro giacchetto più nuovo.
Così mentre intrattenevo Pallina permettendogli di tirar giù dal letto e dal comodino ogni bendidio, mi sono messa un paio di pantaloni di jeans nuovissimi, scuri e a gamba stretta, molto di tendenza. Poi ho rimediato dalla scatola dei vestiti autunnali ancora da tirar fuori un vecchio sottogiacca marrone che sembra acquistato nelle nuove collezioni e che ci dice moltissimo con le applicazioni sulle tasche dei jeans. Infine ho trovato la giacca di un tailleur nero gessato che uso solo ai matrimoni e che indossata sui pantaloni dà un tocco di eleganza senza esagerare. Sembravo una centralinista aziendale, con la divisa jeans-giacca-sottogiacca, ma senza i colori del brand, per fortuna.
Con un paio di scarpine nere dal tacco basso acquistate quando Pallina era ancora un girino e mai messe abbastanza da sciuparle, visto che i miei piedi erano presto diventati delle salsiccie, mi sentivo piuttosto carina così ho deciso di strafare e mi sono spalmata di fondotinta. Nel frattempo ero riuscita a vestire Pallina con completino pantaloni e maglietta molto trendy acquistati a metà prezzo in un negozio glitteratissimo e la poverina mi guardava parcheggiata nel passeggino mentre cercavo di restare nei bordi delle labbra col pennello di un gloss raddensato che non usavo da 13 mesi e qualche giorno.
Il risultato non era male, dopotutto.
Siamo uscite, abbiamo cantato negli ascensori, giocato coi fiorellini che spuntano dal marciapiede, salutato i signori del muretto, visitato il negozio della nonna e camminato mano nella mano sullo Stradone fermandoci ad ogni vetrina, palo, foglia. Poi è arrivato il momento di rientrare, il sole non scaldava più e l'ora della cena di Pallina si avvicinava.
Rincasando meditavo sul fatto che era più di un anno che non mi sentivo così, mamma, felice, allegra, spensierata, ben vestita e truccata tutto contemporaneamente. Voglio dire che è facile essere mamma felice, o mamma allegra, o allegra e spensierata, o ben vestita e truccata, o spensierata e ben vestita, e via così. Ma tutto insieme non è facile e ieri mi era riuscito.
Poi ritornata a casa ho ceduto il fardello a Gemadhar: le ballerine di pelle mi facevano male ai piedi, le calze di nylon mi prudevano sui polpacci, il trucco mi bruciava gli occhi e la camminata mi aveva indolenzito gambe e schiena. Dopo un anno di tute, pantaloni elasticizzati, T-shirt informi e scarpe da ginnastica non ero abituata a cotanta eleganza.
Oggi tutto è tornato come prima, sono rientrata al lavoro e aspetto l'arrivo del freddo, ma resta di nuovo quel buon sapore come di nespole e il profumo di foglie e nebbia.
Mentre Pallina giocava alla mamma trascinando per casa la sua bambola riempendola di baci e coccole, il cannone sparava il saluto ai nuovi Capitani e io rammentavo la mia lunga infanzia prima dell'università e di Bologna.
In questi giorni l'orario scolastico era ormai quello definitivo, con lo studio si cominciava a fare sul serio e questa giornata di vacanza era davvero importante per noi ragazzi.
Al mattino ci si recava a vedere il corteo e nelle vie di Città si incontravano amici e conoscenti, mentre adesso in tv vedo solo turisti divertiti per quello che considerano uno spettacolo pittoresco.
Al pomeriggio la mamma convinceva sempre il papà che occorreva qualcosa per l'inverno e si andava tutti insieme a far compere nel centro di Rimini. Senza la folla del sabato sembrava avere l'intera città a nostra disposizione. Trascorrere l'intera giornata insieme dava alla festa un senso speciale e non era come il Natale o un'altra ricorrenza. Le festività sammarinesi, a noi bambine, sembravano qualcosa di speciale, fatto solo per noi, mentre il resto del mondo, che è davvero così vicino, continuava a lavorare e andare a scuola.
Il giorno seguente tutto tornava come prima, si rientrava a scuola e si aspettava l'arrivo del freddo, ma restava un buon sapore come di nespole e un profumo di foglie e nebbia.
Questo è quello che scrivevo ieri, in un impeto poetico generato dall'ascolto ripetuto dell'inno nazionale su sanmarinortv.
Poi Pallina ha deciso che era stanca di starsene in casa, malgrado tosse e raffreddore preferiva senz'altro uscire e me lo dimostrava addentando la mia copia di Mente&Cervello che, diciamocelo, non ha proprio un prezzo popolare.
Mentre cercavo di estrarre dalle mandibole della mia piccola i boli di carta patinata, riflettevo sul fatto che era pur sempre un giorno di festa e mi sarebbe piaciuto, per una volta, vestirmi un po' più decente. I simpatici signori che ogni giorno mi salutano dal muretto della Porta del Paese avrebbero sicuramente sfoggiato, se non giacca e cravatta, almeno il loro giacchetto più nuovo.
Così mentre intrattenevo Pallina permettendogli di tirar giù dal letto e dal comodino ogni bendidio, mi sono messa un paio di pantaloni di jeans nuovissimi, scuri e a gamba stretta, molto di tendenza. Poi ho rimediato dalla scatola dei vestiti autunnali ancora da tirar fuori un vecchio sottogiacca marrone che sembra acquistato nelle nuove collezioni e che ci dice moltissimo con le applicazioni sulle tasche dei jeans. Infine ho trovato la giacca di un tailleur nero gessato che uso solo ai matrimoni e che indossata sui pantaloni dà un tocco di eleganza senza esagerare. Sembravo una centralinista aziendale, con la divisa jeans-giacca-sottogiacca, ma senza i colori del brand, per fortuna.
Con un paio di scarpine nere dal tacco basso acquistate quando Pallina era ancora un girino e mai messe abbastanza da sciuparle, visto che i miei piedi erano presto diventati delle salsiccie, mi sentivo piuttosto carina così ho deciso di strafare e mi sono spalmata di fondotinta. Nel frattempo ero riuscita a vestire Pallina con completino pantaloni e maglietta molto trendy acquistati a metà prezzo in un negozio glitteratissimo e la poverina mi guardava parcheggiata nel passeggino mentre cercavo di restare nei bordi delle labbra col pennello di un gloss raddensato che non usavo da 13 mesi e qualche giorno.
Il risultato non era male, dopotutto.
Siamo uscite, abbiamo cantato negli ascensori, giocato coi fiorellini che spuntano dal marciapiede, salutato i signori del muretto, visitato il negozio della nonna e camminato mano nella mano sullo Stradone fermandoci ad ogni vetrina, palo, foglia. Poi è arrivato il momento di rientrare, il sole non scaldava più e l'ora della cena di Pallina si avvicinava.
Rincasando meditavo sul fatto che era più di un anno che non mi sentivo così, mamma, felice, allegra, spensierata, ben vestita e truccata tutto contemporaneamente. Voglio dire che è facile essere mamma felice, o mamma allegra, o allegra e spensierata, o ben vestita e truccata, o spensierata e ben vestita, e via così. Ma tutto insieme non è facile e ieri mi era riuscito.
Poi ritornata a casa ho ceduto il fardello a Gemadhar: le ballerine di pelle mi facevano male ai piedi, le calze di nylon mi prudevano sui polpacci, il trucco mi bruciava gli occhi e la camminata mi aveva indolenzito gambe e schiena. Dopo un anno di tute, pantaloni elasticizzati, T-shirt informi e scarpe da ginnastica non ero abituata a cotanta eleganza.
Oggi tutto è tornato come prima, sono rientrata al lavoro e aspetto l'arrivo del freddo, ma resta di nuovo quel buon sapore come di nespole e il profumo di foglie e nebbia.
Quello che hai scritto è davvero bello. Vedrai che, pruriti e vesciche a parte, ti sentirai sempre di più così, mano nella mano con Pallina a esplorare il mondo.
RispondiEliminaQualche tempo fa, a Torino, ho visto una mamma al bar con i suoi bambini, una di circa 3 anni e l'altro di circa 6 mesi. Aveva un'aria così sconfitta e infelice da spaventarmi. Spero per lei che sia stato un momento di sconforto, ma mi sono ripromessa di non avere mai quella faccia quando porto in giro i miei figli: per quanto stanca o scogli*nata io possa essere, ho deciso io di mettere al mondo queste creature, e loro si meritano il meglio di me. Quindi, una mamma bella, allegra, spensierata e presente. Alla faccia di tutte quelle che, ai giardinetti o dal pediatra, fanno la gara di lamentazioni!
Hai perfettamente ragione.
RispondiEliminaE poi come si fa? Da quando c'è Pallina non riesco proprio a levarmi questo sorriso dalla faccia! Adesso per esempio si sta mettendo e togliendo da dieci minuti la collana di finte perle che ha preso a sua nonna, come si fa a non sorridere?
Oddio. Pantalonacci informi, maglie indegne di essere definite tali, golfini in procinto di trasformarsi in strofinaccio... Ma come è successo tutto questo? Eh? Come?
RispondiEliminaIl mio fondotinta ormai è databile solo con l'esame del carbonio 14, i miei rossetti hanno la stessa composizione delle mummie egizie, e la mia estetista mi ha dimenticata.
Arriverà un giorno in cui risorgerò.
Questo post mi ha incoraggiata. Suvvia.